di Stefano Grimaldi
Ho provato tutte le sue forme di ristorazione sin dagli inizi di una sfolgorante carriera, meritatamente arrivata ai vertici imprenditoriali e creativi.
Di Lui, lo Chef Italiano che ha saputo rendere il cognome un Brand aziendale che funziona dalla Hotellerie allo street food, si sa praticamente tutto.
Allora quale è la qualità sulla quale ci si sofferma meno e che lo ha portato a questi livelli?
Perchè lo si ama?
Per il carattere. Per la sua natura. Perchè non ha mai perso il contatto con le sue origini ricche di sole, affabilità, generosità, Umiltà con la U, e quell’entusiasmo giovanile, mai perso, che viene trasmesso o meglio elargito alle generazioni che lo seguono. Insomma, un Caposcuola. Non solo uno Chef conclamato.
La tenacia nel voler raggiungere i vertici della professione, la delicatezza di quelle mani imponenti che hanno la grazia di una farfalla e la sensibilità di un impressionista che colora la sua tela. Un piatto che, vedendolo nascere pian piano, raggiunge la perfezione estetica, gustativa, cromatica.
E poi c’è Lui, quando te lo trovi di fronte. Con quella stazza che emana una comunicativa immediata, empatica. Che ancora rimane colpito dal complimento di un cliente qualsiasi. Che non fa differenze sociali.
Dice che se rinascesse “…non rifarebbe la stessa vita di sacrifici e totale dedizione al lavoro”.
Eh no! Se e quando rinascerà, io di certo lo andrò a cercare per impedirglielo.
Sarebbe fare un dispetto all’arte della cultura gastronomica d’eccellenza del nostro Belpaese.
Ci priverebbe di una persona eccellente e di un dispensatore di sensazioni d’altissimo ceto.
Lunga vita Chef. E lunga vita a Cinzia Primatesta, musa ispiratrice, visionaria e imprenditrice aperta alle grandi sfide; che vince. Che ha vinto. Che vincerà.
Grazie dunque Cinzia e Antonino...grazie di tutto. Grazie per tutto.
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